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sabato 28 marzo 2009

"L'albero", racconto di Antonella




Benvenuti in questo post dedicato ad un racconto scritto da una bellissima persona che si è ispirata ad uno dei racconti contenuti nel mio "Alfa e Omega". A parte l'onore che mi è stato fatto scrivendolo, non voglio aggiungere nulla alla delicatezza di questa valente giornalista che me lo ha dedicato. Solo una cosa vorrei dirle: TI ADORO!


Ecco, di seguito, il racconto....



L’albero









Non so ancora spiegare cosa realmente mi spinse a compiere il gesto che compii nell’aprile del 1906. Che si trattasse di amore, disperazione o entrambe le cose, poco importa ormai. So per certo invece che di quella decisione non mi sono mai pentita e che a cambiare la mia vita fu il più assurdo dei destini che mi fece imbattere, in un dì come tanti, nell’albero di ciliegie più vivo che avessi mai visto. Sì, proprio un vecchio albero di ciliegie che, posizionato su di una collinetta quasi inaccessibile, per tanto tempo è stato il mio fedele e unico confidente. E quel grosso arbusto che dava i frutti più buoni che avessi mai assaggiato, non protestava mai nonostante gli involontari dispetti che gli facevo arrampicandomi sui suoi rami. Era solitario, non parlava ma ascoltava, e spesso attraverso i suoi fiori in primavera regalava un canto melodioso, un piacere per le orecchie di chiunque anelasse la pace. La prima volta che mi trovai al suo cospetto fu una piacevolissima casualità. Passeggiavo senza fretta nel boschetto vicino al paese di Silverland nel quale mi ero trasferita da pochi mesi. Sbirciavo nei posti più improbabili e curiosavo alla ricerca del luogo perfetto dove poter passare le poche ore di riposo dopo i pesanti lavori nella fattoria dei Miller, i più ricchi e arcigni proprietari terrieri della zona. Da loro ero stata assunta per badare alla casa ma in realtà l’obiettivo che si erano prefissati era ben altro. Solo dopo aver accettato i pochi spiccioli che mi spettavano mensilmente, infatti, mi accorsi che cercavano una moglie per il figlio Greg, l’ultimo di sette, il preferito, che soffriva di improvvisi attacchi d’ira. Era tutt’altro che un tipo raccomandabile, mentre al contrario era superbo e spesso violento e, maledetta me, pare avesse visto nei miei modi il suo ideale di donna. Fu proprio il vecchio Miller in persona, il nonno, a chiedere notizie su di me al mio arrivo. Pare che Greg junior e senior mi avessero incrociato nell’emporio di stoffe del quartierino dove io solevo recarmi per chiedere informazioni su probabili lavoretti da svolgere. Da lì la voglia di quel bizzarro ed egocentrico giovane di avermi in moglie e sempre da lì la mania dei Miller di avvicinarmi a loro con l’inganno, certi che il loro Delfino non sarebbe stato capace di entrare nelle mie grazie come natura vuole. Avrei potuto accettare la sua corte visti i loro possedimenti, ma non lo feci perché, per quanto conscia delle difficoltà, restavo una sognatrice e continuavo a credere nel grande amore. Ecco perché appena potevo sgattaiolavo da quella tenuta portando con me sempre lo stesso libro che narrava di un amore oltre i confini del Tempo, una storia bellissima che mi dava la forza di proseguire la mia ricerca come avevano fatto prima di me Maximus e Leyla, i due protagonisti. Quella mattina, dunque, mi avviai per i viottoli di quel bosco ma sembrava proprio che ciò che cercavo non ci fosse. Era bellissimo ciò che vedevo, ma non mi emozionava. Tutto sembrava artefatto oppure troppo caotico. Cercavo me stessa e sapevo che non mi sarei ritrovata in una delle tante piccole e improvvisate aree ristoro, così, proseguii il mio percorso incurante della gente che al mio passaggio bisbigliava. Ero rea di oppormi a un matrimonio senza amore mentre molte delle signore presenti avrebbero fatto carte false per vedere le loro figlie al mio posto. A molti addirittura piaceva mettere in discussione la mia integrità morale basandosi sull’assurda credenza popolare secondo cui rifiutare una proposta di stabilità matrimoniale non si addiceva a una ragazza perbene. Non pochi uomini con fare ironico, infatti, si avvicinarono a me rivolgendomi apprezzamenti volgari e offensivi, apprezzamenti dei quali mai parlai con alcun essere umano per evitare tragedie ben più gravi della mia rispettabilità ferita. Superati i numerosi ostacoli sulla mia strada mi fermai all’altezza di un grande masso sul prato. Stanca e finalmente sola, annusai l’aria e sentii vibrare un sapore dolciastro che stuzzicò la mia golosità. Era un profumo così denso che decisi di seguirlo come si fa udendo il magico richiamo del mare. Fu la scelta migliore possibile perché, appena vidi dove ero finita, capii che quello era il posto giusto dove la mia anima avrebbe potuto trovare conforto e riposo. L’albero di ciliegie, era davanti a me e continuava ad emanare il suo arcano richiamo. Era luminoso e ricco di frutti, anche se sembrava triste. Tutto intorno c’era un prato di fiori e qualche ape tanto che dovetti stare attenta a non farmi pungere. Mi sembrava l’Eden, quello di cui mi parlava da piccola mia nonna e del quale avevo letto su alcuni libri in passato. Ai miei occhi quello scenario sembrava ideale, tanto che ebbi da subito la sensazione di potermi fidare e rileggere in pace il libro più bello che avessi mai letto, il simbolo dell’amore oltre ogni limite. I De Valois per me, difatti, erano una speranza. Mi avvicinai all’albero e feci per abbracciare l’enorme corteccia come se in quel momento stessi abbracciando un essere vivente. Chiaramente le mie braccia non bastarono a stringerlo tutto, ma provavo una sensazione di rilassatezza assoluta tanto da credere che quel gesto fosse normale e non da matti come pensai in seguito. Solo dopo, infatti, provai un pizzico di imbarazzo come se avessi l’impressione che qualcuno mi avesse vista, ma nonostante ciò la voglia di calarmi in quella storia magica e struggente era più forte di qualsiasi segno di pazzia. Fu per questo che mi accomodai sull’erbetta alla ricerca della posizione migliore e cominciai a ripercorrere le vicissitudini dei due amanti. Lessi ad alta voce e tutto d’un fiato e trovai soddisfazione nel farlo. E non mi sentivo più sola. Quell’albero mi dava delle vibrazioni positive e a volte addirittura gli rivolsi qualche sguardo alla ricerca della sua approvazione mentre proseguivo la lettura. Dopo due ore mi accorsi che era tempo di tornare a casa Miller e la cosa non mi sorrideva per nulla. Il solo pensiero che quella pace sarebbe stata certamente turbata dalla vista di Greg e dei suoi familiari mi rendeva nervosa. Era doveroso, però, rientrare e così feci con nel cuore la certezza che sarei tornata appena possibile in quel posto fatato. Per giorni continuai ad andare a trovare quell’albero che via via sembrava diventare sempre più vivo. La tristezza che mi era sembrato di cogliere il primo giorno aveva lasciato spazio a un entusiasmo nuovo tant’è che più tempo passava più mi sembrava di avere compagnia. Mi sedevo, mi alzavo, camminavo e mi arrampicavo raccontando dell’Osservatore dell’Infinito e della paradisea. Ormai non leggevo più. Parlavo all’albero e aggiungevo dettagli inesistenti nel racconto immedesimandomi. Era il momento più bello della mia giornata e il mio umore, grazie a questo, era più positivo. Riuscivo, infatti, a non temere più le avances di Greg né i commenti cattivi della gente. Sorridevo e cantavo all’ombra del quell’enorme chioma fiorita e me ne infischiavo del resto, finché un giorno non accade qualcosa di incredibile. Mi ero recata al cospetto del mio albero di ciliegie in preda a un crisi nervosa. Avevo corso come un ossesso con le lacrime che a fiumi scendevano dai miei occhi. Greg Miller aveva scoperto il mio rifugio. L’uomo incuriosito dai miei giretti pomeridiani e temendo che incontrassi qualche giovanotto del posto, mi aveva seguito. Aveva raggiunto il mio nascondiglio e aveva scaricato su di me tutta la sua frustrazione. Per vendicarsi dei miei rifiuti mi comunicò con disprezzo che avrebbe fatto tagliare l’albero, recidendo senza pietà i rami e le radici per impedire qualsiasi improbabile ricrescita. Alla mia furiosa opposizione mi si scagliò contro con violenza riempiendomi di insulti. Non fu semplice liberarmi dalla sua morsa d’acciaio ma quando ci riuscii corsi a perdifiato dal mio albero. La scelta fu fortunata ma non saggia visto che avrebbe potuto tranquillamente seguirmi e raggiungermi per finirmi. Non lo fece. Ecco perché fui libera di sfogare tutta la mia rabbia e la mia angoscia e, nel contempo, vedere ciò che occhio umano non aveva visto né vedrà mai più. Arrivai ansimando e di fronte al grande albero mi piegai su me stessa poggiando le mani sulle gambe con la testa in avanti. Pian piano ripresi il colorito normale pur continuando a singhiozzare. Dopo qualche minuto ebbi come l’impressione di sentire dei rumori, ma stranamente la cosa non mi impensierì. Era come una lieve scossa di terremoto e solo più in là avrei capito si trattava delle radici. Fu un attimo e quel fruscio si rinnovò, una volta e un’altra ancora finché non posai la mia schiena al tronco e ad occhi chiusi cominciai a raccontare e raccontarmi degli amanti di Greenfiled per distrarmi e scacciare la paura. Sapevo a memoria ogni singola parola di quel racconto per cui iniziai senza esitazione. A volte, però, mi fermavo e le parole lasciavano spazio ai sospiri e all’ira. Ero delusa e arrabbiata e mi chiedevo se forse non avrei fatto bene a crescere visto che credere nel grande amore non l’aveva salvata dalle mani pesanti di Greg:
“Non ti fermare Cassandra…”, mi disse una voce possente.
Scattai in piedi. Mi guardai intorno spaurita. Che fosse Greg a parlarmi? Che mi avesse seguita fin lì per finire ciò che aveva cominciato? In un attimo cominciai a tremare come tremavano al vento quei fiori bellissimi di ciliegie ed ebbi freddo, un freddo intenso e penetrante che correva lungo ogni fibra del mio corpo:
“Chi sei?”, urlai continuando a rigirarmi su me stessa.
Poi un attimo di silenzio e un tocco leggero sulle mie spalle mi fece sobbalzare…
“L’albero…?!” balbettai…
“Sì, il tuo albero di ciliegie…sono qui per renderti l’abbraccio che mi regalasti tempo fa”, mi rispose stringendomi con i suoi rami scheletrici…Non opposi resistenza e mi lasciai sconfiggere dall’assurdo. Chiusi gli occhi e sentii un battito di cuore che alternava il ritmo…veloce…lento…veloce…lento… Poi biascicai qualche parola incomprensibile e vidi una luce fortissima, accecante. Mai tanto splendore nella mia vita avevo visto. Cercai di proteggere i miei occhi, ma l’albero con i suoi rami che pian piano diventavano braccia e mani strinse le mie tra le sue e mi obbligò a guardare la trasformazione. Durò pochi minuti, ma furono interminabili e magnifici. Un senso di esaltazione prevalse sulla paura quando vidi ciò che vidi. Un uomo sui trent’anni era lì davanti a me con i suoi occhi lucenti e la stanchezza di un corpo per troppo tempo costretto a vivere in un tronco. Sorrideva però, e continuava ad essere avvolto dalla luce… La potenza di quella metamorfosi mi sbalzò a terra finché quel bagliore mostruoso e magico insieme non scomparve e quell’essere mi si avvicinò con delicatezza:
“Cassandra…non smettere di credere nell’amore! Io sono la prova che esiste…se sono uscito dal mio corpo di legno è perché mi hai fatto riscoprire il sentimento…”
“Ma chi sei…un albero? Un uomo?”
“Non temere, io sono il tuo Maximus e tu la mia Leyla, come nei tuoi sogni…abbi il coraggio di fare una scelta e avrai ciò che cerchi…”
“Maximus? Leyla?”, biascicai “ma che vuol dire?”
“Sono venuto a prenderti. Sono ciò che cercavi!”.
Mi diede un casto bacio sulle labbra, il bacio più bello della mia vita. Sentivo l’uomo e il suo profumo, vedevo i suoi occhi e accarezzavo la sua pelle. Fu fantastico ecco perché ci stringemmo al cospetto del bellissimo albero di ciliegie che restava privo di vita umana. Nelle ore successive ci amammo e io capii che finalmente era tempo di smettere i panni sporcati dall’angoscia. Avevo trovato il mio Maximus. E Laocoonte, questo il suo nome, mi raccontò la sua storia…Diventare albero non fu un sortilegio. Scelse di vivere come parte della natura, quella buona, la parte migliore. E volle essere quell’albero, proprio quell’albero di ciliegie, all’ombra del quale per tanto tempo, come me, aveva letto la storia degli amanti di Greenfield. Era dunque il suo Tempio e divenne anche il mio quando, una volta stretti nell’abbraccio più dolce possibile, ci legammo come marito e moglie, uniti verso l’Eternità certi di non perderci come accade per gli esseri umani. Potevamo essere uomo e donna, ma noi che sapevamo dove guardare scegliemmo di essere tronco, rami, fiori e frutti. Tutto si compì nell’aprile 1906 e da allora, ogni notte, continuo a cantare al vento la mia felicità, racconto la storia di Cassandra e Laocoonte, amanti coraggiosi, eredi spirituali di Maximus e Leyla.

7 commenti:

  1. Salve!

    Ho letto questo piacevole racconto che, come ha detto l'autore, è stato ispirato all'autrice dal bellissimo "Alfa e Omega". Non so chi sia l'autrice ma mi sembra di aver capito che è qualcuno molto vicino a Valentini. Se è così vogliate entrambi ricevere i miei complimenti! E' molto bello che esistano ancora sentimenti del genere. Ho comprato sia "Alfa e Omega" che "Ultima Thule" e li ho letti insieme alla mia ragazza. Non sono nell'ambiente. Infatti faccio il barista ma cerco comunque di leggere molto. Come opinione mia penso che quelli di Valentini siano superiori ma naturalmente non voglio offendere alcuno. Però devo anche dire che questo racconto è una degna conclusione di quella meraviglia di testo la cui frase iniziale recita: "Due cuori veramente uniti non hanno bisogno dello scorrere del tempo. Essi esistono al di là di cose, persone e dello stesso scorrere del tempo!".
    Se l'autrice del racconto è Leyla non posso che farvi i miei più sincei auguri da parte di Marcello e Elisa.

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  2. Che meraviglia poter leggere un nuovo racconto sulla saga degli Amanti di Greenfield! È l’ennesimo gradito dono che questo blog fa ai lettori di Valentini. I miei più sinceri complimenti all’autrice! Molto brava, credo davvero che dovrebbe pensare alla pubblicazione a livello professionale.
    Ivan C

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  3. Un racconto carino e soprattutto tenero. Un bel pensiero che segue la strada del meraviglioso "Sull'oceano del tempo". Di quest'ultimo, però, non posso che elogiare anche il fatto che sembra una poesia dall'inizio alla fine.

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  4. Credo che l'autrice di questo racconto sia consapevole di non raggiungere i livelli del Maestro. "Sull'oceano del tempo" è davvero una poesia, dall'inizio alla fine...
    Una meraviglia di racconto come tutto ciò che scrive Valentini...
    "L'albero" sembra più un pegno d'amore...dolce...sì...ma un pegno d'amore all'unico amore della vita...

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  5. Salve... Leyla mi spiace ma non sono per niente d'accordo... Il sig. Valentini scrive una meraviglia dopo l'altra, ma "L'albero" non è da meno... Spero sinceramente che la sua autrice pubblichi presto... I suoi libri, nella mia libreria, affiancheranno quelli del sig. Valentini... Non tutti se lo possono permettere.
    Paola

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  6. Buongiorno a tutti.. Scusate se m'intrometto... tempo fa ho avuto occasione di leggere una rivista contenente un racconto intitolato "logica di mercato". Ne parlo qui perchè ho letto l'interessante scritto di Valentini dove afferma di essere uno "scrittore di Fantastico e Fantascienza." Il racconto di cui parlo era appunto firmato da Massimo Valentini. E' lo stesso autore? Se così è complimenti! Un racconto "dickiano" come pochi. Breve (quattro pagine, nemmeno) ma un gioiello. Con il dovuto rispetto (ho letto solo Ultima Thule, trovato alla Giunti), "l'albero" è bello ma... Inoltre capisco che per esigenze di spazio e marketing non si possano postare i libri nella propria interezza ma ci sono parti in Ultima Thule che sembrano usciti da un sogno! Quanto a Logica di mercato che dire? Dovrebbe far parte di una rivista di Science Fiction o un libro. Chi non apprezza la Fantascienza di qualità non so ma, per chi come me, la considera il pane della letteratura questo racconto non sfigura per niente al cospetto di tanti mostri sacri. E non è poco! (Sebastian)

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  7. Salve a tutti! Sono lieta della vostra partecipazione sul blog. Ringrazio chi ha rivolto dei complimenti al racconto "L'Albero", ma soprattutto vorrei spiegare una cosa. Il racconto in questione non è destinato alla pubblicazione per più di una ragione. In particolare perchè è nato per essere un pensiero per la persona amata e come tale è scritto senza pretese tecniche. Poi, perchè sono conscia (e lo dico con estrema serenità) che l'Arte è un'altra cosa. Non tutti possiamo permetterci di scrivere come fa Massimo Valentini... In realtà tutti più o meno scrivono, ma pochi sanno toccare le corde del cuore come fa il proprietario di questo blog. Massimo è una persona unica, nonchè uno scrittore di raro talento. I suoi scritti sono sempre sorprendenti, quindi vi invito a proseguire la vostra interazione su questo spazio perchè Valentini saprà sorprendere ancora. Ah! Dimenticavo, l'autore di "Logica di mercato" è proprio lui...una perla nera di fascino, un'esplosione di sentimenti e stile. A chi piace il genere rinnovo una dritta già lanciata nei precedenti post: presto sarà pubblicato "Quattro ombre azzurre" il primo libro di Fantascienza (gli altri due sono di genere Fantastico) di Valentini. Conterrà anche il già citato "Logica di mercato" e altri tre splendidi racconti.
    Un saluto a tutti e grazie ancora. Spero di leggervi ancora.
    L'autrice del racconto "L'albero"

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