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lunedì 18 febbraio 2013

Perché Sanremo è Sanremo





Voi sapete che Gabbiani delle Stelle, non si è mai imbrattato le ali con certi tipi di programmazioni italiche. Sanremo in primis. Di più, essendo questo un blog a-politico, a-partitico e, soprattutto, che si fa i cazzi suoitm Solitamente usa la sezione “Le mi parodie” per lanciare osservazioni rigorosamente Politicamente Scorrette su questo e quello (di solito libri, ma non solo). Ma, poiché uno di voi (Uè Lorenzo, comme stai?) mi ha chiesto un’opinione su San-Scempio facendomi notare come lui, tapino, non lo guarda da oltre 10 anni, mi è sembrato giusto condividere con voi queste elucubrazioni Non Radical Chic Di Tua Zia, eh! Resta inteso che le dette argomentazioni sono mie (e di Lorenzo) perché qui da noi vige un’unica Regola: Libertà di Pensiero. Per cui signori, a voi!
 
Identikit del 60% di italioti che guarda Sanremo perché…    
 

Vuole Fare Lo Snob
 

Tipicamente, è un imbecille che Aldo Baglio definirebbe “Imbelle”, votante a sinistra (come se ormai, in Italia, esisterebbero ancor una Destra e una Sinistra vere) che con la scusa di farsi quattro risate, dall’alto della sua pochezza mentale radical-chic dei noialtri, decide di sputare sentenze su quegli ingenui che si guardano Sanremo e chiama al tel un paio de amici suoi Socialmente Impegnati Per La Pace nel Mondo (come Fazio Il Fazioso) che critica la goffa comicità di Lizzie con una bottiglia di Vin-Solidale in mano. Ovviamente, essendo lui un fervente ammiratore della Vera Musica, che di solito, viste le sue tendenze di voto, tende a rimeggiare solo con “Jammin”, critica questo o quel cantanticchio nostrano sputando veleno come se fosse nato nella musica e cresciuto in un conservatorio nel Burundi. Però, alla fine, sempre a guardare il Festival come lo zia di 99 anni è…  
 

Tipico tele Sanremo italiota
 
 
Quello che "Lo guardo Perché Quest’Anno Lo Fa Fazio che è Un Uomo Intelliggente"
 

Questo particolare tipo di deficiente è il figlio o nipote di quello/quella che 20 anni fa guardava Sanremo perché c’era Pippo Baudo. A casa mia, prima che andassi a vivere da solo, c’era, ed è ancora così, la tendenza a guardare il Festival dei Festival Canori per il Presentatore col Parrucchino più amato della tivvì. Perché Pippo Baudo “è un grande professionista”, perché è “bravo” e perché “se lavora in tivvì un motivo ci deve pur essere…”. Una volta, forse, ma ora se Tizio o Tizia lavorano in tivvì sappiamo tutti perché lo fanno e come ci sono andati. Ora, io non so Il Fazioso, ma a me quelli che affermano di guardare Sanremo per Fazio fanno la stessa impressione. Un ragionamento che ai miei occhi appare curioso. Sarà perché considero il modo di fare di Fazio energico quanto un confetto Falqui con quel suo modo di fare sempre pacato, sempre sorridente (deve avè nà paresi, che te devo dì?) sempre finto come una banconota da 14 euro o la verginità della Fico?
 
Quello che "Lo Guardo Perché la Musica Non è più Quella di 20 anni fa, Che ti Credi Perkè si è Evoluta"

Ecco, questo imbecille è una persona speciale. Lo studierei (all’uni, Facoltà di Medicina, settore dissezione). Patetico. Ecco, questo penserei. Perché? Ma perché tende ad andare, il tapino, sul fattore di Sopraffino Amante della Musica Vera, quella non da borgataro coatto, ma da fine intenditore. Come riconoscerlo? Facile! Di solito dice: “ma guarda che le musiche degli Squallor sono composte, in realtà, da compositori di provata esperienza, gente che suona nella… alla…. A…. da…”   Il ché è vero (per ciò che concerne gli Squallor) ma a te non te ne frega una cosiddetta Cippa perché, alla fine, “Ciao, comprati Arapaho” è comunque un film di merda. E poi, detto individuo, che fa? Comincia a sciorinarti una serie di collaborazioni con artisti che tu, quei pochi che conosci, li andresti a randellare sui denti tutti i giorni ore pasti. Tu gli rispondi: “Quelli sarebbero musicisti?” Lui/Lei ti sfida e dice "E allora secondo te chi sarebbe un musicista?" Tu ne nomini ventimila, dai Queen a Charlie Parkerm da  Nat King C a Dead Kennedys e lui/lei ti risponde “Eh, ma quelli sono la storia del Rock o del Jazz e alla via così…” Appunto…

Il Fazioso e la Jolanda Furiosa
 
Il Cretino "Me Lo Guardo Perché Mi Piace Lizzie, cioè i Comici"

Allora, dire che uno si guarda Sanremo per i comici è come dire: "siccome sono uno chef di provato prestigio vado a mangiare nella trattoria di “Mario Lo Scorreggione”. E no, non mi dite che son politicamente corretto perché non apprezzerei la Finta-Tamarra Arguzia di Lizzie perché “non le manda a dire e quindi è una donna coraggiosa”. Infatti apprezzo Anna Marchesini che, quando voleva parlare di Sesso non si appellava alla Jolanda Furiosa come la Lizzie, ma diceva “Sperma” quando voleva dire “Sperma” e “Beethoven” quando voleva dire “Beethoven” e la gente rideva lo stesso. Che poi, in soldoni, questa gente si scopre così. Comprate (orrore!!!!!!!!!!!!) un libro della suddetta Lizzie e leggetelo ad alta voce a tale individuo. Nella maggior parte dei casi, NON riderà, dicendo che siete VOI a non saper recitare le battute. Subito dopo, leggete un libro sulle battute del grande, caustico, irriverente, figlio de nà mignotta Groucho Marx o dei Monty Python. Stavolta, matematicamente, lui riderà dimostrando che anche lui, volendo, potrebbe anche non essere cretino: il guaio è che gli piace proprio, essere cretino.

Una famosa e talentuosa artista che è andata a Sanremo
 
 
Il Cretino Che Dice: "Questa è Erudizzzzione Popolare"

Effettivamente, più popolari di Hitler e Benito, Chavez e tizi simili non ne conosco. E proprio come successo con il Baffetto Da Sparviero Tetesco, e lo Spolverone Pelato Italiano, il tizio che porta questo esempio  mi sa tanto di confondere la pecoronaggine dell'italiota medio con una generica erudizione popolare abbastanza becera. Ovviamente voi, gente che ragiona, vi ci ammazzate e gli fate notare che una “manifestazione popolare” sarebbe, per la cronaca, quella fatta appunto dal popolo e non da una élite di pezzi di merda milionari come quelli che viaggiano in limousine contornati da zoccole pagate coi Vostri Risparmi (andatevi a rileggere le simpatiche news dello scorso festival). Ovviamente, il Sub-individuo in questione tira fuori il jolly, la carta che ormai è di moda insieme alle parole “Razzista” e “Fascista” e cioè “Rosicone!”. Inutile dirgli, poveretto, che è impossibile che voi rosichiate per un gruppo di gente che non guardate e LUI sì…
 

 
Espressione tipica di chi vede il Festival per la prima volta
 
Quello che dice “Ma guarda che lo vedono in tot (numero a caso) Paesi nel mondo e Fior Di Giornalisti lo Seguono"

La cosa bella di codesto individuo è il suo identikit. Infatti, di norma tale Supremo Intelligentone accatta solo i libri che hanno vinto lo Strega, ascolta la canzonetta pubblicizzata da Tizio e Caio e guarda quei film dimmerda alla “Ultimo Bacio” o “Caos Calmo” presentati da “fior fiori di Uommini e Donne di provata Fama”. Senza contare che, il poverello, evidentemente non sa che se noi abbiamo Aborti Musicali, fuori hanno pur sempre gente come Britney Spears e/o Lady Gaga che non mi sembrano poi tutta stà cosa. Notare che, per scelte, tale tizio o tizia somiglia da vicino al Tizio Snob. Quando si dice che il cervello, a volte, non fa parte del pacchetto d’acquisto…
 
 

Meglio Sanremo?
 
 
Il Cretino del "Io Non Volevo, Ma Mia Moglie Se Lo Voleva Vedere..."

Ora, a scanso di equivoci... Sono felicemente fidanzato e i gusti di Anto sono diversi dai miei al 100% in fatto di tivvì del tipo: io non la guardo, lei sì. Non per questo ci scanniamo. Questo per dire che tale scusa è tipica di soggetti che: a) abitano un monolocale di quaranta centimetri quadrati b) sono senza palle e dicono sempre sì alla cara mogliettina/maritino anche quando ordina loro di pulire la pupù di Fuffy con la lingua. Perché, direte voi? Ma perché chiunque abbia palle e cervello, femmina o maschio che sia, sa perfettamente che: la televisione ha un tasto che non serve solo per accenderla ma anche per spegnerla e farsi una sana scopata; se poi la si accende si può anche, nell’ordine, leggere un buon libro (invece di lagnarsi di non aver MAI il tempo per leggere) pensare a quale compagna di classe ti volevi spupazzare alla grande ai tempi del liceo e che invece oggi, dopo averla rivista con 30 kg in più o in meno, sei molto contento non sia diventata tua moglie. Se donna, pensare a quel ragazzo che vi piaceva tanto e che poi, a trent'anni di distanza, lo avete rivisto grasso, pelato e con la pappagorgia. Al limite, esplorarsi il naso alla ricerca del Graal come fa sempre Giacobbo, grattarsi le palle (o la figa) come fanno Rocco Siffredi e Jenna Jameson, litigare, chiacchierare, uscire a cena dopo una vita che non lo facevate. Insomma, qualsiasi cosa… Anche perché, se ai tempi del liceo riuscivate a fottervene della matematica, come cazzo fate a guardarvi Fazio che è centomila volte più noioso?

 
N.B: frasetta tratta da chi dice quel che pensa ma poi fa il furbacchione (Roberto Il Benigni) ma in realtà per pararsi i fatterelli suoi:
 
"Ovviamente si fa per scherzare, bischeri ..."
 
Volemose bene
 
Massimo Valentini
 

 

sabato 9 febbraio 2013

Le mie parodie: Il Bigotto





Cari e Care,

Eccovi una nuova parodia. Spero vi piaccia...


Come riconoscerlo? Secondo i ricercatori della Oral B sembra che nel mondo, ma soprattutto in Italy e in U.S.A., esisterebbero parecchi esemplari di questa specie che si divide in due razze. Ma vediamo le caratteristiche generali...

Il Bigotto è quel tizio che, secondo la comunità di S. Playboy, "se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide". (Però lo uccidi).


Espressioni tipiche: 

A Dio piacendo,
Dio volendo,
ricchioni di merda,
Satana è ovunque,
Spero si pentano stì miscredenti,
Parlano in modo kattivo del Papa (qui segue una genuflessione)

Moda: 

Anni ‘70



La sogna, la sogna...

Abbigliamento: 

Maglioncino a rombi di colore nero, grigio-topo-di-fogna, marrone scuro. Se donna/ragazza/o-chi-cazz’è, Gonna a pieghe tinta unita dai colori più anonimi, Camicetta bianca con il colletto appuntato fino all’ultimo bottone (si dovessero vedè le bocce!) T-shirt con le seguenti scritte: Dio è con noi, Via i laici dallo Stato, My Name Is Chrivin

Monili: 

Croce d’oro al collo o la sua versione di legno, orecchini a forma di croce.

Locali di divertimento tipico

Chiese, parrocchie, pullman che viaggia verso Lourdes, campi ameni di Boy Scouts, stadi, salotto di casa propria, zona divano.

Locali dove NON li trovereste mai: 

Pubs, casinò, ristoranti costosi, caffè, spiagge nudisti, night.

La persona in questione, quando si parla di religioni diverse dal Cristianesimo ha le seguenti reazioni:
Strabuzza gli occhi e diventa paonazza
Blatera frasi sconnesse che gli esperti definiscono “ad minchiam canem”
Invoca lo spirito di Borghezio
Va a confessarsi
Suda, vi guarda storto e perde la bava dalla bocca.


Aaaaah! Sei uno sporco Libero Pensatore... Pentiti!!!!!

Atteggiamenti tipici

Crede nella sua superiorità e in quella della sua Fede (ora pro nobis)
Non bestemmia ma in realtà pronuncia invano il nome di Dio decine di volte al giorno.
Sa che andrà in paradiso mentre tutti gli altri bruceranno all'inferno.
Crede che gli angeli non siano ignudi ma vestiti da capo a piedi (perché son puri)
Crede che i diavoli siano ignudi, abbronzati e che vadano a mignotte.  
Pensa che Fede, Santoro e Vespa siano giornalisti.
Cerca di convertirvi al suo modo di pensare.
Va tutte le domeniche in Chiesa e costringe la compagna, moglie/figli/nipoti ecc ad accompagnarlo anche se hanno i 39 di febbre.
A volte non si sposa ma convive non per amore ma per pura convenienza economica.
Pensa che il Burka sia di gran moda.
In estate sua moglie non si abbronza: mai!
Adora you-porn ma non lo dice.
Predica la carità ma non la fa mai.
Predica la castità e poi va a puttane.
Ti guarda dall’alto in basso se non la pensi come lui.


Bigotto del Nord (notare gli indizi
delle fedeltà della sua mogliettina)

Libri preferiti:

La Bibbia, (Autore: Dio)
Il Vangelo, (Autore: The Pope's friends)
"La terra è piatta, ecco le prove" (Autore: S. Illuminato da Medioevo)
"Mille modi per cucinare un miscredente" (Autore: Sò Buon e Car)
"Angelo del focolare" (Autore: Don Vito Moderno)


Razze di bigotto

Sono due, la Normale (Sempre sia Lodato) e la Quinto Dan (Level One). Il Bigotto Normale va in chiesa tutte le domeniche, a volte partecipa alle processioni, manda i figli a servir messa (chierichetti) e si incazza se gli parli di gay e gente di colore. La Figa-di‑Legno mod. 1 è la sua ragazza. La razza del Bigotto Quinto Dan (Level One) è la peggiore. Anche chiamato Razza Flanders, fa il gentile, porta una Bibbia sul cuore, si martella da solo sui coglioni ogni volta che passa  una gnocca (ma pare senza esiti. Infatti gli esperti Oral B sospettano che sia Senza Palle). Di solito lecca il culo a porporati per trovare lavoro e lo ottiene a causa della sua grande lingua. Ha il telefono diretto con Dio e di notte sogna la Madonna. Non la cantante, quella vera. Tende a fare citazioni dalla Bibbia, fa l’uomo di polso ma basta uno schiaffo ad ammazzarlo. Se va in montagna (usando un’auto altrui) se la fa sotto se calpesta un legnetto. L’oratorio e la chiesa sono il suo habitat naturale, ma non disdegna lo stadio dove può inneggiare le sue stronzate senza che nessuno lo usi come spazzolino del cesso. Sua unica e sola possibilità di moglie/compagna è la figa-di-Legno mod. 2. 

Coppia di bigotti

Bigotto maschio

Si riproduce per mitosi. Ciò gli ha consentito di proliferare soprattutto nei posti di potere. Spesso è all’università come esemplare di studio. Nella vita pubblica gretola le palle alle sue vittime che giudica facendole sentire in colpa per il solo fatto di volersi godere la vita. Nella sua miserabile esistenza privata pratica con successo e gratificazione il sadomasochismo, organizza orge e fa pensieri sconci su Fede, Vendola e il Trota. Di notte, mentre la moglie dorme, va a trans o a mignotte.


Bigotta tipica


Bigotto femmina: 

Fino ai 40 anni è indistinguibile dalla Figa-di-Legno (alcuni ricercatori Oral-B pensano sia la stessa razza o un’ibridazione coatta). Condanna il sesso prematrimoniale, il preservativo (orrore!), la pillola, (Ommioddio!) il bacio con la lingua (Aaaaaah!) e pensa che il triangolo delle Bermuda sia una cosa oscena. Fa la signora a casa e in ufficio e va sempre a messa. D’estate si evolve e va a Charm, in Tunisia o altri luoghi del genere dove esce dal burqa vestendo minigonne giro-figa. A differenza del Bigotto Maschio la Femmina di Bigotto non si riproduce per mitosi cellulare, ma attraverso l’accoppiamento coatto. I suoi figli mostrano curiose somiglianze con l'idraulico, il collega di lavoro, il lattaio o il giardiniere di fiducia.


Massimo Valentini 

sabato 2 febbraio 2013

La solitudine dei numeri primi, recensione




Buongiorno lettori e lettrici di Gabbiani delle Stelle! Chi vi scrive è Daniela che ringrazia moltissimo Massimo Valentini per averla ospitata nel suo “spazio”. Oggi sono qui per parlarvi di un libro molto famoso che ha vinto il premio Strega e il Campiello. Parlo de “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano. Un libro osannato dalla critica che ha venduto milioni di copie e dal quale è stato tratto anche un film. I protagonisti del romanzo sono due: Alice e Mattia. Alice, all’età di sette anni, ha un incidente sugli sci e resta zoppa. Questa sua imperfezione, che non la farà accettare dalle altre bambine perché diversa, la porterà a diventare anoressica fin dall’adolescenza. Mattia è invece un bambino brillante e intelligente, ha una sorella gemella autistica che frequenta la stessa classe che, con il suo comportamento, non lo fa rendere ben accettato dai suoi compagni e quindi a non essere invitato a nessuna festa. Ma quando, per una volta, gli capiterà questa fortuna, sua madre gli chiederà di portare la sorella che invece lui abbandonerà in un parco per non rovinarsi il pomeriggio con i compagni. Quando Mattia tornerà da Michela, però, non la troverà. A niente serviranno le ricerche perché della ragazzina non si troveranno più tracce. Mattia sconvolto, comincerà a punirsi praticando l’autolesionismo. Parliamo quindi di due solitudini, di due ragazzi che a modo loro esprimono il loro disagio verso la società. Si incontreranno e svilupperanno una sorta di amicizia fatta di silenzi, di frasi non dette, di pensieri mai espressi. Con gli anni, pur forse provando qualcosa di profondo l’uno nei confronti dell’altro, i ragazzi si separeranno e Mattia andrà all’estero per insegnare matematica,materia in  cui è un vero genio, mentre Alice diventerà fotografa. La ragazza si sposerà con un medico. Per il momento mi fermo qui. Il finale lo spiegherò dopo avvisando dello spoiler, nel caso qualcuno volesse leggere il libro. Vi dico subito che non discuto sulla bravura dell’autore nell’immedesimarsi in chi soffre di anoressia come la protagonista. Il disgusto per ogni singola porzione di cibo da ingoiare è descritta in maniera impareggiabile, come l’autolesionismo di Mattia. Anche l’incomunicabilità che aleggia in tutto il libro è scritta bene. Ma ci sono alcune cose della storia che secondo me non quadrano. Per cominciare vorrei parlare di un errore gravissimo che l’autore ha fatto e che non è stato rilevato nemmeno dalla casa editrice (la Mondadori) in fase di editing. In un capitolo del libro Alice, che come ho già detto trascina una gamba claudicando, scende dalla propria auto per dare lezioni di guida all’altro protagonista. Gli spiega che ai suoi piedi ci sono la frizione, il freno e l’acceleratore. Gli insegna come cambiare le marce, come frenare e come ripartire. E qui mi domando: come è possibile che nessuno, in fase di correzione dei refusi, si sia reso conto che una persona come Alice non è in grado di guidare una macchina normale? In ogni caso non è questo che non mi ha fatto amare il romanzo. Quel che mi ha dato fastidio sono le situazioni irreali che lo scrittore fa vivere ai suoi protagonisti. Anche se Alice, una donna che fa fatica ad inghiottire anche una foglia di insalata, possa sopravvivere fino a 30 anni, mi chiedo come possa sposarsi con un medico. Infatti, come fa un dottore a non accorgersi che la ragazza è malata? Tra l’altro Fabio, il medico, non si accorge che sua moglie non ha più il ciclo (è vero che lei racconta bugie e cerca di nasconderglielo ma se uno vuole lo scopre) e spera di avere da lei dei figli. Vi informo che in un capitolo del  libro è ben spiegato che una persona anoressica può avere seri disturbi ai reni, al cuore, al fegato e può perdere i capelli e i denti, per non parlare degli sbalzi di umore e di tante altre patologie che non ho menzionato. Penso quindi che Alice non fosse il ritratto della salute, che avesse occhiaie, capelli opachi e radi e le guance scavate. Ora non criticatemi se comincio a nutrire seri dubbi sulle abilità diagnostiche del giovane Fabio senza contare che, immagino anche voi uomini che state leggendo questa recensione, non sareste d’accordo sui suoi gusti  estetici in fatto di donne. Su quali basi poi sia fondato il matrimonio tra i due vorrei saperlo. Alice infatti come al solito non è di compagnia, non ride, non interagisce, non parla e spesso suo marito si ritroverà a farle domande da cui non riceverà risposte. Parliamo adesso di Mattia, genio della matematica, anche lui campione di parole. Uno che ogni volta che mangia una fettina, la taglia in maniera maniacale, squadrando i pezzettini in quadrati perfetti da consumare sempre con un suo ordine preciso e prestabilito. Anche lui all’estero troverà una donna che lo corteggerà e con cui farà del  sesso. Una  decisamente molto, ma molto disperata. Mi chiedo infatti, in base al taglio della fettina, quanta  fantasia potrà avere quest’uomo a letto. Senza contare che parlare con un manichino deve essere più soddisfacente. E siamo arrivati al finale (chi non vuole spoiler non legga). Alice andando in ospedale incrocia una donna che le ricorda moltissimo Mattia. Pensa allora che sia Michela, la sorella scomparsa  del suo amico. Quindi manda a quest’ultimo un biglietto senza spiegazioni, chiedendogli di tornare a Torino (la città in cui è ambientata la storia). Lui prende al volo un aereo e si precipita da Alice (che ha lasciato nel frattempo suo marito). Nel corso dell’incontro i due si baciano, ma come al solito l’incomunicabilità si mette tra loro. Lui dopo il bacio non dice niente e si alza per andare in bagno.  Lei non gli dirà di Michela, lui non farà domande sul perché gli ha chiesto di tornare. E la storia finirà con lui che torna all’estero, senza aver mai parlato veramente con Alice o aver chiarito la sua situazione con lei, mentre il mistero di Michela rimarrà tale. E leggendo la fine sono rimasta molto perplessa e mi sono chiesta: tutto qui? Perché vi pare che dopo essermi sorbita un mattone che più “allegro” non si può, nemmeno so che fine ha fatto Michela? Né chi era quella ragazza che somigliava tanto al protagonista? E parlando di quest’ultimo, possibile che quest’uomo sale su un aereo, si fa tremila o quattromila chilometri di volo appena Alice lo chiama e poi non fa domande su l perché è stato richiamato a Torino? E dopo il bacio, con tutte le possibilità che aveva di fronte (magari tagliargli in maniera matematica ogni pezzettino del vestito  e finalmente fare sesso con Alice?) perché l’autore l’ha fatto alzare e andare in bagno? E Alice perché si convince, senza nemmeno fare indagini, che Michela non era quella donna che ha visto all’ospedale? E perché non provare nonostante tutto a vedere se davvero la sorella è ancora viva, liberando quindi Mattia dai sensi di colpa e dal suo autolesionismo? In definitiva, i personaggi di questo libro sono troppo statici, troppo apatici, troppo chiusi nella loro incomunicabilità, ma in contrapposizione prendono decisioni come quella di sposarsi, o di andare a insegnare all’estero, o prendere un aereo e tornare perché un’amica, che da anni non sentivi, ti ha chiamato senza darti spiegazioni, per poi ripartire senza pretendere chiarimenti. Quindi io non ci vedo coerenza nel comportamento di Alice e Mattia. E vorrei dire che io sono abituata a costruire trame di fantascienza, quindi di fantasia. Ma è pur vero che anche in quest’ambito si cerca sempre di scrivere di qualcosa che possa essere più realistico possibile. Nel libro di Paolo Giordano, invece la storia è talmente inverosimile che persino io, che sono abituata alla fantasia, faccio fatica a crederla vera. In sintesi io penso che essere scrittore non sia solo saper scrivere bene e in maniera scorrevole (cosa che Giordano sa fare), ma anche aver qualcosa da dire e costruire una storia che lasci un insegnamento, una morale, un’emozione. Ma il romanzo di questo scrittore non mi ha lasciato altro che domande senza risposte e la convinzione che l’autore non si sia abbastanza documentato sulle persone che soffrono di queste patologie, né sui loro comportamenti in relazione con il mondo esterno. E mi chiedo: con tutti gli scrittori emergenti che ci sono in Italia, possibile che non c’era in concorso per il premio Strega o quello Campiello, un romanzo che meritasse di vincere più di questo? Va bene, la mia recensione l’ho fatta! Adesso tocca a voi lettori. Attendo i vostri commenti. E siete liberi di criticarmi così come ho fatto io con questo pluripremiato libro. Un saluto e buona giornata a tutti voi.


Daniela Piccoli